di Sara Farolfi
su Il Manifesto del 15/06/2008
Omicidio colposo per la morte dei due operai. Indagato imprenditore egiziano
La morte di Mohamed Hassan e Omar Awad - e il ferimento di un terzo egiziano, Hassan Khamis - precipitati da un cantiere edile a Settimo milanese due giorni fa, è tragicamente emblematica di cosa sia l'edilizia oggi (il settore dove maggiore è il numero di infortuni sul lavoro). Gli sviluppi dell'inchiesta hanno portato alla denuncia - per omicidio colposo plurimo e avviamento al lavoro di manodopera clandestina - di un connazionale delle due vittime, ventinovenne titolare di un'impresa individuale specializzata in ponteggi, che aveva ottenuto il subappalto per smontare le impalcature del cantiere di Settimo milanese. Ai piani alti della committenza spuntano invece fuori i nomi del gotha dell'edilizia milanese: l'impresa committente dei lavori, la Alphagreen, e quella esecutrice, la Delta Scarl. La prima guidata da Piero Torretta, ex presidente di Assimpredil (i costruttori milanesi), la seconda nelle mani dello stesso Torretta e di Claudio De Albertis, attuale presidente di Assimpredil.
In mezzo una catena di subappalti, su cui è sta indagando la magistratura. Mohamed e Omar lavoravano in nero, privi del permesso di soggiorno e reclutati a piazzale Lotto, il «mercato delle braccia» più famoso di Milano. Sette persone, sembra, tra fratelli e cugini (tra cui appunto Mohamed e Omar), tutti «clandestini». Nulla si sa ancora, invece, del titolare della ditta individuale, denunciato ieri, che all'alba di due giorni fa li ha reclutati per la giornata di lavoro.
Ma la 'filiera' è nota a tutti gli addetti ai lavori. A Milano c'è un'impresa edile ogni sei operai. Sono le cifre che riporta Marco Di Girolamo, segretario cittadino della Fillea Cgil: 120 mila edili («tra nero, grigio e bianco»), il 42% dei quali migranti, per 20 mila imprese. Tra la grande impresa committente e l'esecuzione materiale dei lavori, passano una miriade di piccole e piccolissime imprese. «Sempre più spesso individuali», denuncia Gheber, egiziano e delegato milanese della Fillea, «persone, cioè, obbligate ad aprire una partita Iva per lavorare, che poi scaricano a loro volta i bassi costi sulla manodopera in nero e clandestina». Aprire un'impresa edile in Italia è più facile che aprire un bar: «Siamo l'unico paese in Europa a non avere previsti per legge i requisiti minimi d'impresa», denuncia Di Girolamo. La maggior parte delle aziende registrate non ha neppure un operaio dipendente. E' anche di questo che si alimenta l'infernale filiera delle morti, in una competizione al massimo ribasso che ha l'ultimo anello della catena nei «mercati delle braccia» gestiti dai caporali, spesso sono legati ad associazioni malavitose.
Quella di ieri è stata un'altra giornata di guerra sul lavoro. Un agricoltore di 75 anni è morto schiacciato dal proprio trattore nel foggiano. Mentre da Genova a Messina, cinque operai sono rimasti feriti sul lavoro. A Mineo (Catania), intanto, proseguono le indagini sulla strage che mercoledì ha ucciso sei lavoratori. L'autopsia eseguita ieri sul corpo di altre due vittime confermerebbe «che la causa principale del decesso è stata l'asfissia». Se si tratti si asfissia meccanica, come era risultato dalle prime autopsie, o chimica resta da chiarire. Proseguono le indagini anche sul versante della dinamica dell'incidente. Secondo la procura di Caltagirone, nessuno di loro sarebbe dovuto scendere in quella «camera della morte».
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